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23 Marzo 2021

Impronta idrica del cibo: 5 consigli per ridurla

Il risparmio idrico parte da ciò che mettiamo nel piatto. Basti pensare che il maggiore consumatore mondiale di acqua è il settore agricolo: utilizza il 70% del totale di acqua potabile. E di fronte alla sfida di nutrire una popolazione mondiale in crescita, la chiave è quella di ridurre l’impronta idrica del cibo. In poche parole, trovare il modo di produrre più cibo usando meno acqua.

La carenza di risorse idriche è una delle principali sfide che ci troviamo ad affrontare. Una sfida su scala globale, che può essere affrontata anche con soluzioni locali, ma mirate. Non si tratta solo di adottare buone pratiche che fanno risparmiare acqua. Chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti, di accorciare i tempi passati sotto la doccia, o di pianificare meglio i lavaggi con la lavatrice sono importanti, ma non sufficienti. 

Quando i media ci parlano di consumo idrico, si riferiscono solitamente a quello domestico. Ma le attività domestiche rappresentano meno del 4% del nostro consumo totale giornaliero di acqua, con il restante 92% che rientra in due categorie “invisibili”: la produzione industriale di articoli per la casa – come carta e cotone – e la produzione di alimenti. La scelta alimentare è una tra i principali responsabili del consumo di risorse idriche, eppure il messaggio spesso arriva distorto.

impronta idrica del cibo
Oltre a bere circa 2 litri di acqua al giorno, consumiamo quasi 4.000 litri di acqua “invisibile, cioè il volume di acqua impiegato durante il processo produttivo degli alimenti.

Secondo il report di WWF sui consumi idrici del nostro paese, i consumi alimentari rappresentano l’89% circa della nostra impronta idrica giornaliera. In media, consumiamo due litri d’acqua al giorno per bere, e ne utilizziamo a nostra insaputa quasi 4.000 per alimentarci. Ma il reale consumo di acqua – e di conseguenza, l’impronta idrica del cibo che mangiamo – varia e di molto a seconda delle abitudini alimentari che adottiamo.

Come si calcola l’impronta idrica del cibo

Il concetto di impronta idrica è stato sviluppato dal prof. Arjen Hoekstra nei primi anni 2000. Consente di calcolare l’utilizzo (diretto e indiretto) di acqua di un individuo, comunità o impresa. L’impronta idrica, quindi, è il volume totale di acqua dolce impiegato lungo l’intera catena di produzione per ottenere un bene o servizio.

Non è possibile determinare con esattezza il numero di litri utilizzati nella produzione di uno specifico alimento. Ma alcune organizzazioni hanno provato a fare una stima, considerando i processi tipicamente coinvolti.

Per esempio, il Water Footprint Network ha provato a calcolare l’impronta idrica del cibo per aiutarci a comprendere a che scopo le nostre risorse (limitate) di acqua dolce sono consumate e inquinate. Quindi, l’impronta idrica considera l’uso dell’acqua sia diretto che indiretto di un processo, prodotto, azienda o settore. E include il consumo di acqua e l’inquinamento durante l’intero ciclo di produzione, dalla catena di approvvigionamento all’utente finale.

“L’interesse per l’impronta idrica è radicato nel riconoscimento che l’impatto sui sistemi di acqua dolce può in definitiva essere collegato al consumo umano, e che questioni come la scarsità d’acqua e l’inquinamento possono essere meglio comprese e affrontate considerando la produzione e le catene di approvvigionamento nel loro complesso”, afferma il professor Arjen Y. Hoekstra.

Qui, sul sito di Water Footprint Network, puoi confrontare quanta acqua viene utilizzata per realizzare una varietà di alimenti e prodotti. Diversi studi, tra cui quello di Mekonnen e Hoekstra, sostengono che per produrre un chilo di carne di manzo sono necessari mediamente circa 15.000 litri di acqua. Per un chilo di carne di maiale la stima è di 4800 litri di acqua, per un chilo di carne di pollame è di 3700 litri. Mentre per produrre un chilo di pomodori sono necessari 200 litri, per un chilo di lattuga 237 litri, per un chilo di patate 287 litri.

Come ridurre l’impronta idrica del cibo: 5 suggerimenti

La maggior parte dell’acqua “nascosta” nei cibi che arrivano sulla nostra tavola viene consumata nella prima parte del processo produttivo. E comunque, la quantità dipende da molti fattori, tra cui la tipologia di sistema agricolo adottato – se intensivo o meno – e le caratteristiche fisiologiche e climatiche del luogo in cui viene prodotto, che ne influenzano la richiesta di acqua.

Nel nostro piccolo possiamo provare a fare la differenza, e scegliere un’alimentazione con una bassa o minore impronta idrica. Come? Ecco 5 piccoli suggerimenti.

1. Elimina o riduci gli alimenti di origine animale.

Diversi studi hanno rivelato come gli alimenti di una dieta vegetariana utilizzino fino al 55% in meno di acqua rispetto a quelli di una dieta onnivora. Si stima che l’assenza di prodotti di origine animale dalla dieta occidentale porterebbe a un risparmio giornaliero di oltre 4.150 litri di acqua per persona. Ma anche solo seguire una dieta ovo-lacto-vegetariana avrebbe un ottimo impatto.

Sarebbe anche importante prestare attenzione alle modalità con cui vengono allevati gli animali che producono gli alimenti che consumiamo. Sebbene animali allevati al pascolo e allevati in stalla utilizzino volumi relativamente simili di acqua, l’impatto è molto differente. Acquistare del formaggio fatto con latte grass fed significa che l’alimentazione delle vacche che l’hanno prodotto si basa principalmente sull’erba che cresce spontanea nei prati dove sono lasciate circolare in libertà. Gli animali allevati secondo il metodo convenzionale invece sono nutriti a mais e soia coltivata secondo metodi intensivi, con ampio uso di risorse idriche, oltre che di fertilizzanti e antiparassitari.

2. Acquista prodotti di stagione

Mangiare di stagione è più ecologico sotto molti punti di vista. E lo è anche per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche: coltivare prodotti di stagione – piuttosto che prodotti coltivati in serre riscaldate – richiede l’utilizzo di meno acqua.

3. Acquista alimenti di origine biologica

Le aziende biologiche gestiscono le risorse idriche in modo molto più sostenibile, riducendo i consumi e cercando una maggiore efficienza. In genere mantengono una struttura tale da consentire una maggiore capacità di infiltrazione e ritenzione idrica, richiedendo quindi una minore irrigazione. Anche se in agricoltura biologica serve più tempo per coltivare la stessa quantità di prodotti rispetto all’agricoltura industriale, il volume totale di acqua consumata è spesso equivalente, o addirittura inferiore. E soprattutto, senza pesticidi né fertilizzanti chimici, il deflusso delle fattorie biologiche è molto meno dannoso per l’ambiente naturale circostante.

4. Acquista cibo locale

Scegliere alimenti a chilometro zero o prodotti in prossimità è un ottimo modo per supportare l’agricoltura locale, oltre che a ridurre la quantità di acqua impiegata nei trasporti e sottratta alle comunità che popolano quello specifico territorio.

Puoi leggere altri vantaggi dell’acquistare locale nel mio articolo scritto per Koroo.it.

5. Spreca di meno

I numeri dello spreco alimentare sono altissimi: si stima che quasi 1/3 della produzione mondiale venga buttata via. E nel momento in cui gettiamo un alimento, sprechiamo anche le risorse utilizzate per produrlo, compresa l’acqua.

Anche se negli ultimi anni la tendenza è cambiata, grazie ad una maggiore consapevolezza del valore dello spreco, quasi la metà del cibo buttato nei paesi sviluppati avviene tra le mura domestiche. Per cui, la prossima volta – prima di gettare del cibo nel cestino – pensa a quanta acqua è servita per produrlo e prova a riutilizzarlo!

Fonti
Antonelli M. Greco F. et. al., L’impronta idrica dell’Italia, 2014

Hoekstra, A.Y., The hidden water resource use behind meat and dairy, Animal Frontiers, 2012

Hoekstra, A.Y., Water for animal products: a blind spot in water policy, Environmental Research Letters, 2014

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Filed Under: alimentazione, green life Tagged With: alimentazione sostenibile, impronta idrica, sostenibilità

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Cristina Mauri - GREEN FOOD 🌱
La cucina è uno dei luoghi in cui spesso si espri La cucina è uno dei luoghi in cui spesso si esprime la dicotomia tra tradizione e innovazione. Ma una tradizione è viva solo se mette in discussione ciò che va preservato e ciò che va abbandonato. Sei d'accordo?

Questa creazione - Uovo in camicia su fonduta, patata, nocciole e cacao - si chiama "La Storia del Birichin così com'era 29 anni fa": è nato nel marzo 1993, quando L'Birichin ha aperto nel centro di Torino, e da allora non è mai cambiato. Un delizioso esempio di come innovazione diventa tradizione - e per fortuna resta invariata nel tempo!

Io l'ho preparato insieme allo chef Nicola Batavia, la scorsa settimana: l'uovo - rigorosamente in camicia - è appoggiato su una base di patata schiacciata a mano e condita con olio e sale, su un letto di fonduta di montasio. A completare, nocciole piemontesi e cacao. 

A cambiare, di anno in anno, è il piatto in cui viene servito.

Tradizione o innovazione? Nel dubbio, non vedo l'ora di assaggiarlo di nuovo!

p.s. domani lo chef festeggia i 29 anni con una cena davvero speciale. Prima del compleanno a cifra tonda... metti questo piatto nella tua "to-do-eat"!
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Crocchette, polpette e nuggets sono sempre nella t Crocchette, polpette e nuggets sono sempre nella top 5 delle ricette che i miei bimbi mi chiedono di preparare. Sono facili da fare e aiutano a mangiare vegetale con gusto. Tra i miei preferiti? I FALAFEL DI BROCCOLI!

Li trovi nel mio libro Semplicemente Green, dove ho raccolto più di 80 ricette - alcune già pubblicate, la maggior parte inedite - tutte riviste in una chiave nuova, con vari livelli di complessità da quello base, adatto ai bambini, all'upgrade perfetto per gli adulti (o per i piccoli curiosi).

E ci sono anche tantissimi consigli su come fare una spesa più consapevole, ridurre i rifiuti al supermercato, fare il menù settimanale, organizzare la cucina, sfruttare freezer, frigo e dispensa, far mangiare più verdura ai bambini.

Ma torniamo ai falafel: che dici, preparo una teglia in più?

🍽 piatto: @weissestal Tile
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#goodfoodlab @red_edizioni #plantbased #falafel #cucinavegetale #semplicementegreen😍❤️
Preparo questo cake salato almeno una volta al mes Preparo questo cake salato almeno una volta al mese, perché oltre a essere delizioso è un ottimo svuota frigo, perfetto per dare una nuova veste alle verdure grigliate, lessate o cotte al forno che sono avanzate dal giorno prima.

La ricetta è nel mio libro Semplicemente Green, edito da @red_edizioni - lo hai già provato?

Lascio qui l'impasto base, da arricchire come preferisci:
- 200 g farina di mais 
- 100 g farina di farro 
- 16 g lievito in polvere 
- 250 ml latte vegetale non zuccherato
- 3 uova bio
- 70 ml olio extravergine di oliva
- sale e pepe
- 350 g di verdure cotte
In una ciotola, sbatti leggermente le uova con il latte vegetale e l’olio. Regola di sale.
Aggiungi la farina di farro setacciata con il lievito, la farina di mais, sale e pepe e mescola con un cucchiaio di legno, fino ad amalgamare bene tutti gli ingredienti.
Unisci le verdure. Versa l’impasto nello stampo da plumcake foderato di carta forno e inforna subito.
Fai cuocere in forno caldo a 180° per 50 minuti.

Non perderti la versione contenuta nel libro, con un upgrade delizioso!
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#goodfoodlab #semplicementegreen #vegetarian #cucinasostenibile #antispreco #zerowaste
Al fast food, noi preferiamo sempre… il fast goo Al fast food, noi preferiamo sempre… il fast good! Come questo burger 100% vegetale, e a dir poco de-li-zio-so.

Si tratta del mio VEGGIE BURGER base, ecco le dosi per 2 panini:
- 150 g circa di fagioli (tondini, cannellini o borlotti)
- 50 g di riso originario semintegrale lessato e scolato
- 20 g di fiocchi d'avena grandi
- 1 cucchiaio di pangrattato circa (per regolare la consistenza)
- 1 cucchiaio di salsa teriyaki (in alternativa: salsa di soia)
- 1 cucchiaino di olio extra vergine
- sale
Riunisci tutti gli ingredienti tranne l'olio in un blender. Lavora per pochi secondi usando il tasto "pulse" per far amalgamare ma ottenere un composto granuloso e non omogeneo. Regola la consistenza aggiungendo pangrattato (se troppo morbido) o mezzo cucchiaino di salsa di soia (se troppo compatto).
Lascia riposare in frigo almeno 15 minuti.
Dividi il composto in due porzioni e forma il burger aiutandoti con un coppapasta.
Spennella con olio e cuoci il burger in padella oppure in forno a 200° per 15 minuti (girandoli a metà cottura).

Componi il panino con: pane semintegrale, rucola, burger, mayo vegana, funghi champignon affettati e saltati in padella con poco olio, cavolo rosso marinato (o sauerkraut).
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#goodfoodlab #plantbased #veggieburger #buonoechefabene #semplicementegreen
Già in cucina, alle prese con i preparativi? Per Già in cucina, alle prese con i preparativi? Per noi sarà un weekend tra pranzi in famiglia, amici da abbracciare e passeggiate in riva al mare.

Qualunque cosa ti aspetti… eat veggies! Lo dice anche la mia t-shirt 😎

Ci sono così tante alternative gustose e a base vegetale, che fanno bene a noi e al pianeta - e che evitano tanta sofferenza inutile.

Trovi tante idee nel mio libro Semplicemente Green per @red_edizioni come queste lasagne vegetariane. 

La ricetta è facilissima: fai saltare in padella con poco olio le verdure di stagione tagliate a tocchetti, e completa gli strati con besciamella fatta con latte di avena. Un passaggio in forno per una bella crosticina et voilà! E nemmeno a dirlo, il giorno dopo sono ancora più buone!

Quale ricetta green porterai in tavola in questi giorni?
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Foto: @blessedbrands.studio 

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Cerchi una ricetta alternativa alla tradizionaliss Cerchi una ricetta alternativa alla tradizionalissima torta pasqualina? Ecco una versione facilissima, veloce, con pochi ingredienti e - se vuoi - 100% veg.

Nel mio libro Semplicemente Green trovi tantissime idee con ingredienti di stagione e adatte anche ai giorni speciali, come la SPANAKOPITA.

Ti basteranno:
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- 600 g di spinaci
- 200 g di ricotta di soia (ricetta nel mio libro)
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- sale, pepe
Pulisci gli spinaci, lavali e falli saltare ancora umidi in una padella capiente (p un wok) con un cucchiaio di olio e uno spicchio di aglio. Poi  tritali grossolanamente.
Versali in una ciotola e aggiungi la ricotta di soia, il tofu sbriciolato, le erbe tritate, sale e pepe. Mescola bene.
Stendi un foglio di pasta fillo, distribuisci una striscia di ripieno sul lato lungo del foglio e arrotola delicatame il foglio attorno al ripieno. Poi arrotola la striscia su se stessa, a formare una spirale. Disponi al centro di una teglia rotonda.
Prosegui con altra pasta fillo e altro ripieno e una volta ottenuto il rotolino, arrotola attorno alla prima spirale. Vai avanti così fino a finire pasta e ripieno. Spennella la superficie e il bordo più esterno della torta con olio extravergine e cuoci in forno caldo a 180° per circa 30 minuti, o comunque finché la superficie non è bella dorata.
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#goodfoodlab #semplicementegreen #cucinanaturale #cucinavegetale #plantbased
[in collaborazione con @elancylitalia ] Sapevi ch [in collaborazione con @elancylitalia ]

Sapevi che gli inestetismi della cellulite si combattono anche mangiando?
Che non vuol dire mangiare meno, ma mangiare cibi che aiutano a contrastarla - come questa insalatina con finocchi, arance ed erbe.

Secondo recenti studi, la causa della cellulite è l'infiammazione dei tessuti sottocutanei, innescati dalle cellule adipose (fonte: Società Italiana di Medicina Estetica). Una dieta troppo ricca di grassi e sale porta inevitabilmente all’accumulo di adipe localizzata che comprime i vasi sanguigni e linfatici e genera un’infiammazione proprio in quei punti in cui non vorremmo mai.

Per cui è importante:
- bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno
- consumare frutta e verdura ricchi di potassio - come tutte le verdure a foglia verde - e che favoriscono la diuresi, come ananas, anguria, carciofi, cetrioli e finocchi
- preferire alimenti a basso indice glicemico
- limitare sale e cibi confezionati.

Per ottenere la massima efficacia e ottenere risultati visibili, però, mangiare bene non basta: bisogna inserire la sana alimentazione all’interno di una routine composta anche dalla giusta attività fisica e dal massaggio quotidiano.

Con Elancyl ho imparato tutte le tecniche per un buon automassaggio, da ripetere tutti i giorni e in modo costante insieme ai prodotti Elancyl, formulati con ingredienti vegetali estratti da edera, caffè, olio di cartamo e microalghe.

Il suo metodo - creato nel 1971 - combina ripetizione, costanza e massaggio: io ho accettato la sfida, e tu?
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#elancylchallenge #sfidalatuacellulite #benessere #cosmesinaturale
Beccata a sgranocchiare l’ennesima mandorla! È Beccata a sgranocchiare l’ennesima mandorla!
È che io alla frutta a guscio non resisto, e se poi si parla di mandorle della California @mandorleit è facile indulgere nella loro bontà. 

In realtà il numero perfetto sarebbe 23: #23mandorle (30 g per la precisione), da mangiare come spuntino, per due o tre giorni a settimana. Assunte così sono una fonte preziosa di energia grazie ai tanti nutrienti che contengono:
⁃ proteine vegetali, 6 g per porzione
⁃ vitamine, specialmente vitamina E ma anche vitamine del gruppo B
 ⁃ fibre e acidi grassi essenziali
che ci aiutano a sostenere l’organismo con l’arrivo della nuova stagione.

Un motivo in più per assaggiare questo ingrediente prezioso - io ne ho fatto scorta durante il brunch organizzato @_acasadifra_ che aveva come protagonista proprio le mandorle della California.

E tu come ricarichi naturalmente la tua primavera?

#goodfoodlab #plantbased #springofenergy #acasadifra
Tra i piatti preferiti dei miei bambini ci sono le Tra i piatti preferiti dei miei bambini ci sono le nuggets. Di ceci, croccanti con le patate, a base di tofu, e ovviamente queste - con miglio e fagioli neri. Super sfiziose: qui vanno letteralmente a ruba - e piacciono tanto anche a noi grandi.

Ecco la ricetta:
- 180 g di miglio
- 200 g fagioli neri lessati
- 1 zucchina
- 20 g semi di chia
- 20 g semi di girasole
- 30 g pomodori secchi
- olio extravergine di oliva
- sale e pepe
- 50 g farina di ceci
Cuoci il miglio in abbondante acqua salata per 15 minuti circa. Scola e fai raffreddare. Pulisci la zucchina: taglia la parte verde a cubetti e falli rosolare in padella con un filo di olio extravergine e un pizzico di sale.
Taglia a pezzi la parte interna della zucchina, versala nel boccale del frullatore insieme al miglio e ai pomodori secchi, e frulla per ottenere una crema abbastanza omogenea. Con una forchetta, schiaccia metà dei fagiol neri e versali in una ciotola capiente. Aggiungi l’impasto di miglio e zucchine, i fagioli neri interi, i semi e la farina di ceci, e inizia a impastare con le mani. Aggiungi tanta farina di ceci quanta ne serve per ottenere un impasto compatto. Regola di sale.
Forma le polpette e falle rosolare in padella con poco olio extravergine, poi termina la cottura in forno a 180° per 10 minuti.
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