Il cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti del nostro tempo, e le nostre scelte alimentari giocano un ruolo cruciale nella lotta contro questo fenomeno. Con una crescente consapevolezza sull’impatto ambientale delle nostre diete, molte persone si chiedono quale sia il modo più efficace per contrastare il cambiamento climatico anche a tavola. In questo articolo, ti parlerò delle diverse opzioni alimentari e il loro impatto sull’ambiente, fornendo consigli basati su ricerche scientifiche per aiutarti a fare scelte più sostenibili.
Ogni volta che scegliamo cosa mangiare, infatti, stiamo indirettamente influenzando il pianeta. Secondo uno studio del 2018 pubblicato sulla rivista scientifica Nature, la produzione di alimenti rappresenta il 26% delle emissioni di gas serra a livello mondiale, a cui si aggiunge un ulteriore 10% di emissioni per la deforestazione causata dalla produzione di alimenti. Questo significa che il sistema alimentare contribuisce per oltre un terzo alle emissioni totali di gas serra a livello globale.
Ma quello tra cibo e ambiente è un legame a doppia via: uno studio del 2020 condotto dal Food Climate Research Network e dal Chatham House ha evidenziato che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia sempre più grande per la sicurezza alimentare a livello globale. Secondo questo studio, la produzione di cibo è vulnerabile ai cambiamenti climatici, che possono provocare una diminuzione della resa delle colture, l’aumento di fenomeni meteorologici estremi e la riduzione della disponibilità di acqua.
Le conseguenze? Una sensibile riduzione di cibo a disposizione e un aumento dei prezzi, con un impatto sulla salute e sul benessere delle popolazioni più povere. La soluzione per evitare tutto questo è una sola: ridefinire il nostro sistema alimentare e fare scelte più sostenibili a tavola.
La dieta a base vegetale: la scelta più efficace?
Una crescente quantità di studi suggerisce che la dieta a base vegetale è una delle opzioni più efficaci per ridurre il nostro impatto sul clima. Secondo un rapporto pubblicato su The Lancet – puoi trovare qui il report della commissione – passare a una dieta principalmente vegetale potrebbe ridurre le emissioni globali legate al cibo fino al 70%. Questo perché le piante richiedono meno acqua, terreno ed energia per essere prodotte rispetto agli animali.
Come forse saprai già, se stai leggendo questo articolo, le diete che includono carne e prodotti animali sono particolarmente impattanti a causa della grande quantità di risorse necessarie per l’allevamento di bestiame. In particolare, la carne bovina è tra le principali fonti di emissioni di metano, un gas serra molto più potente della CO2.
Le diete vegetariane e vegane, che eliminano o riducono significativamente l’uso di prodotti animali, sono associate a una minore impronta di carbonio. Un rapporto del World Resources Institute indica che se tutti adottassero una dieta a base vegetale, potremmo evitare circa 8 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all’anno entro il 2050. Il rapporto è disponibile su WRI.
Dieta onnivora vs. dieta flessibile: come ridurre l’impatto?
La dieta flessibile, o flexitariana, riduce il consumo di carne e latticini senza eliminarli completamente, e per molte persone che trovano difficile adottare una dieta a base vegetale, rappresenta un primo passo significativo verso la riduzione dell’impatto ambientale. Iniziative come il “Lunedì senza carne” o il “Veganuary” possono essere utili per introdurre cambiamenti graduali nelle abitudini alimentari.
Tuttavia, va riconosciuto che per ottenere un impatto rilevante sulla riduzione delle emissioni di gas serra, è necessario un impegno più ambizioso. Insomma, bisogna fare di più.
Per chi trova difficile adottare una dieta completamente vegetale, la dieta flessibile o flexitariana rappresenta un primo passo significativo verso la riduzione dell’impatto ambientale. Iniziative come il “Lunedì senza carne” o il “Veganuary” possono essere utili per introdurre cambiamenti graduali nelle abitudini alimentari. Tuttavia, va riconosciuto che per ottenere un impatto rilevante sulla riduzione delle emissioni di gas serra, è necessario un impegno più ambizioso.
Se anche tu pensi che “un piccolo passo è comunque meglio di niente”, beh anche la scienza è d’accordo. Uno studio pubblicato in Environmental Research Letters ha dimostrato che se le persone nei paesi ad alto reddito riducessero il consumo di carne a una o due volte a settimana, le emissioni globali potrebbero diminuire sensibilmente.
Indipendentemente dal fatto che si confronti l’impronta dei cibi in base al loro peso, al contenuto di proteine o alle calorie fornite, la conclusione generale è la stessa: i cibi vegetali tendono ad avere un’impronta di carbonio inferiore rispetto a carne e latticini.
Ad esempio: produrre 100 grammi di proteine dai piselli emette solo 0,4 chilogrammi di anidride carbonica equivalente (CO2eq). Per ottenere la stessa quantità di proteine dal manzo, le emissioni sarebbero quasi 90 volte superiori, pari a 35 kgCO2eq. E questo, indipendentemente da come sono prodotti.
Per un approfondimento, consulta il report di Our World in Data, che spiega come la scelta di una dieta a base vegetale contribuisce sempre e in modo sostanziale alla riduzione delle emissioni. E quindi, cosa ci frena? Spesso l’adozione di un tale cambiamento è spesso ostacolata da una forte resistenza culturale, perché il consumo di carne è profondamente radicato in molte tradizioni e abitudini sociali. E questa resistenza culturale può rendere difficile il passaggio verso diete più sostenibili.
La produzione alimentare locale e stagionale: perché conta
Un altro fattore importante da considerare è l’origine del cibo. Gli alimenti locali e di stagione generalmente richiedono meno trasporto e conservazione, riducendo così le emissioni associate. Mangiare locale non solo sostiene le economie regionali, ma aiuta anche a ridurre l’impatto del trasporto a lungo raggio e della refrigerazione intensiva.
Tuttavia, è importante notare che il modo in cui il cibo viene prodotto è altrettanto, se non più, importante di dove viene prodotto. Ad esempio, una mela coltivata biologicamente e localmente ha un impatto diverso rispetto a una mela importata da lontano, ma coltivata con metodi intensivi. Se vuoi approfondire l’argomento, leggiil mio articolo su perché mangiare di stagione.
L’importanza di ridurre lo spreco alimentare
Oltre a scegliere una dieta più sostenibile, ridurre lo spreco alimentare è fondamentale per combattere il cambiamento climatico. Si stima che circa un terzo del cibo prodotto a livello globale venga sprecato, contribuendo a enormi quantità di emissioni di gas serra. Pianificare i pasti, conservare correttamente gli alimenti e riutilizzare gli avanzi sono semplici pratiche che possono fare una grande differenza.
Non esiste una soluzione unica quando si tratta di scegliere la dieta più efficace per contrastare il cambiamento climatico. Tuttavia, è chiaro che le diete a base vegetale, la riduzione del consumo di carne, l’adozione di abitudini alimentari più flessibili, e il consumo di alimenti locali e di stagione possono avere un impatto positivo significativo. Ogni piccolo cambiamento conta, e più persone abbracciano queste pratiche sostenibili, maggiore sarà il nostro contributo collettivo alla lotta contro il cambiamento climatico.
Ricorda, le nostre scelte alimentari sono un potente strumento per il cambiamento. Adottare una dieta più sostenibile non solo aiuta il pianeta, ma può anche migliorare la nostra salute e la qualità della vita delle generazioni future. Scegliere cosa mangiare è uno dei modi più immediati e accessibili per fare la differenza: il momento di agire è ora.